Lo sport femminile era causa di attriti, nell’Italia fascista degli anni Trenta. Da una parte, esso veniva promosso dal regime, perché ragazze più sane sarebbero diventate un giorno madri più sane, in grado quindi di dar vita ai futuri soldati del Duce. Tuttavia una parte consistente della società italiana (capeggiata dai cattolici conservatori) si opponeva a tali pratiche, come ad es. le gare pubbliche femminili di atletica leggera e di nuoto. Alla fine del 1933 scoppiò una grave polemica sull’abbigliamento sportivo femminile - giudicato “immorale” - fra il giornale
sportivo Il Littoriale (portavoce della politica sportiva del regime) e L’Osservatore Romano (quotidiano del Vaticano). Un aspetto interessante di tale polemica è l’uso di figure femminili
sia storiche sia mitiche tratte dalla Classicità, quali Clelia, le Amazzoni, Atalanta e Nausicaa, sfruttate sia dai fascisti sia dei conservatori come archetipi della donna sportiva. Fra di esse, Nausicaa pare essere stata la più usata, perché più rispondente al modello fascista della donna nuova desiderata dal Fascismo: giovane, dotata di un corpo sano, pronta al suo destino “naturale” di madre. Il corpus testuale usato per l’analisi proposta è composto da articoli di giornale (quotidiani e riviste) e da un romanzo sportivo, con lo scopo di valutare la diffusione di questi archetipi nei mass media dell’epoca: se voleva imporre una nuova immagine della donna sportiva, il regime doveva infatti trovare qualche immagine femminile popolare, la cui comprensione risultasse facile per tutti.
Lo sport femminile era causa di attriti, nell’Italia fascista degli anni Trenta. Da una parte, esso veniva promosso dal regime, perché ragazze più sane sarebbero diventate un giorno madri più sane, in grado quindi di dar vita ai futuri soldati del Duce. Tuttavia una parte consistente della società italiana (capeggiata dai cattolici conservatori) si opponeva a tali pratiche, come ad es. le gare pubbliche femminili di atletica leggera e di nuoto. Alla fine del 1933 scoppiò una grave polemica sull’abbigliamento sportivo femminile - giudicato “immorale” - fra il giornale sportivo Il Littoriale (portavoce della politica sportiva del regime) e L’Osservatore Romano (quotidiano del Vaticano). Un aspetto interessante di tale polemica è l’uso di figure femminili sia storiche sia mitiche tratte dalla Classicità, quali Clelia, le Amazzoni, Atalanta e Nausicaa, sfruttate sia dai fascisti sia dei conservatori come archetipi della donna sportiva. Fra di esse, Nausicaa pare essere stata la più usata, perché più rispondente al modello fascista della donna nuova desiderata dal Fascismo: giovane, dotata di un corpo sano, pronta al suo destino “naturale” di madre. Il corpus testuale usato per l’analisi proposta è composto da articoli di giornale (quotidiani e riviste) e da un romanzo sportivo, con lo scopo di valutare la diffusione di questi archetipi nei mass media dell’epoca: se voleva imporre una nuova immagine della donna sportiva, il regime doveva infatti trovare qualche immagine femminile popolare, la cui comprensione risultasse facile per tutti.
Primary Language | Italian |
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Subjects | Creative Arts and Writing |
Journal Section | Research Articles |
Authors | |
Publication Date | December 18, 2018 |
Submission Date | September 19, 2018 |
Published in Issue | Year 2018 Volume: 28 Issue: 2 |